Obiettivi



Il Contratto di Fiume (CdF) nasce a seguito di un accordo tra soggetti pubblici e/o privati che hanno competenze e responsabilità nella gestione e nell’uso delle acque, nella pianificazione del territorio e nella tutela dell’ambiente. Si tratta di uno strumento volontario di programmazione strategica e negoziata che persegue la tutela e la gestione integrata delle risorse idriche, la valorizzazione dei territori fluviali unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale.

Il CdF mira a raggiungere gli obiettivi delle Direttive Europee in materia di acque (Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE) e rischio idraulico (Direttiva Alluvioni 2007/60/CE) supportando e promuovendo politiche e iniziative volte a consolidare comunità fluviali resilienti, riparando e mitigando, almeno in parte, le pressioni dovute a decenni di urbanizzazione sregolata.

L’esperienza dei CdF nasce in Francia all’inizio degli anni ’80 e, dopo una disseminazione nella regione Vallonia del Belgio, viene introdotta in Italia all’inizio del 2000 con alcune esperienze pilota in Lombardia e, dal 2007, in Piemonte. Oggi a livello nazionale si registrano numerosi casi di percorsi decisionali contrattualizzati a scale idrografiche diversamente declinate (Contratti di Fiume, di Lago, di Falda, di Foce, ecc.) anche in seguito della formulazione della Carta Nazionale dei Contratti di Fiume.

Nel 2015 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), in collaborazione con l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e il Tavolo nazionale dei Contratti di Fiume, ha coordinato un gruppo di esperti che hanno redatto il documento recante “Definizione e requisiti qualitativi di base dei Contratti di Fiume”, nel quale vengono specificati i principi generali e gli approcci operativi di riferimento per una corretta implementazione di questi strumenti di governance. Tale documento ad oggi costituisce il principale riferimento metodologico per l’implementazione dei Contratti di Fiume in Italia.

Un passaggio particolarmente significativo dal punto di vista legislativo è stato, nel 2016, l’inserimento dell’articolo 68 bis nel D.Lgs 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), che recita: “I Contratti di Fiume concorrono alla definizione e all'attuazione degli strumenti di pianificazione di distretto a livello di bacino e sottobacino idrografico, quali strumenti volontari di programmazione strategica e negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali, unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale di tali aree”. Con questo disposto i Contratti di Fiume vengono formalmente riconosciuti nell’ordinamento giuridico nazionale, ricevendo altresì un chiaro riferimento in relazione alla loro natura e alle finalità che perseguono.

Nel 2017 il MATTM ha istituito l’Osservatorio Nazionale dei Contratti di Fiume, nell’ambito del Progetto Creiamo PA (“Competenze e Reti per l’Integrazione Ambientale e per il Miglioramento delle Organizzazioni della PA”), finanziato nell’ambito del Programma Operativo Nazionale (PON) Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020. L’Osservatorio è una struttura centrale di indirizzo e coordinamento che risponde all’esigenza di armonizzare l’attuazione dei CdF su scala locale, regionale e nazionale: ne fanno parte rappresentanti dell’ISPRA, le Autorità di bacino Distrettuale, Regioni, esperti in materia.

La Regione Lazio ha normato i Contratti di Fiume, di Lago e Costa con la Legge Regionale n.17/2016 art.3 commi 95, 96, 97.



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Assemblea Contratto di Fiume Melfa
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